Mio nonno Antonio (1904-1998) ci ha lasciato in eredità due clarinetti.
Il primo, che vedete nella foto, è stato donato da mio padre al sig. Aldo "Valerio" Cacco, amico e allievo di mio nonno che è stato tra i fondatori della banda musicale cittadina di Padova. Ora si trova esposto presso il Museo dell’Internato Ignoto a Padova.
Il secondo invece lo trovate qui presso la nostra casa a ricordo della sua esperienza e storia vissuta durante il periodo della seconda guerra mondiale.
Mio nonno, partito per l’Africa nel marzo del 1940, fu catturato dagli inglesi in Etiopia dove rimase prigioniero per sette lunghi anni. Con sè portò nel continente africano il suo clarinetto. Si salvò perché sapeva suonare bene quello strumento musicale e veniva spesso chiamato, da prigioniero, ad esibirsi con il suo clarinetto durante le feste.
Come molti soldati italiani, anche il suo allievo Valerio Cacco, dopo l’8 settembre 1943 si rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò. Venne deportato in Germania per lavorare nell’industria bellica del Terzo Reich. Fu internato prima nel Lager di Fürstenberg am Oder poi a Mittelbau-Dora (1943-1945).
Molti soldati trovarono la morte per le terribili condizioni di prigionia, altri si inventarono mille modi per restare in vita: Valerio Cacco suonava il clarinetto. Al momento della cattura aveva solo diciannove anni e teneva sottobraccio il suo strumento musicale: fu la sua «risorsa» che gli permise di sopravvivere alla terribile esperienza dei Lager nazisti. Quel clarinetto gli fu regalato da mio nonno Antonio.
Nel 1985 il presidente della Repubblica Sandro Pertini conferì a Valerio Cacco il diploma d’onore di «Combattente per la libertà d’Italia 1943-1945», definendolo «internato militare non collaborazionista». È stato presidente onorario dei coordinatori nazionali di «San Vito Italia». Il presidente Giorgio Napolitano lo ha insignito della Medaglia d’onore di prigioniero IMI internato in Germania e nominato Cavaliere della Repubblica.
Entrambi, maestro e allievo, ovvero mio nonno Antonio e Valerio Cacco, sebbene in due luoghi diversi e lontani, sopravvissero alla terribile esperienza della prigionia e salvarono la propria vita grazie alla musica e ai loro clarinetti. Questa storia è riportata nel libro di memorie “Un clarinetto nel lager” scritto da Valerio Cacco prima della sua morte.
"...avevo in mano una reliquia, lo strumento del mio maestro dopo settant'anni con lo stesso percorso vissuto, lui in Africa e io in Germania. Il mio clarinetto sarà donato al Museo del Tempio dell'Internato Ignoto di Padova. Andrà in congedo in pianta stabile, ma non sarà solo: avrà come compagno il clarinetto del mio maestro Antonio Spinello".
tratto dal libro "Un Clarinetto nel lager" di Aldo Valerio Cacco (1924-2015)
vedi l'intervista al Tg1 e il racconto di Valerio Cacco e della sua esperienza nel lager